La prima regola del truffatore è semplice: se devi dire una bugia, dilla grossa. Per avere successo non contano i fatti, basta inventarli e poi convincere le persone che siano veri. Ma il guaio delle bugie è che devi continuare a raccontarne altre se vuoi tenerle tutte in piedi. Ed è qui che si vede il talento del vero truffatore, un prestigiatore dell’impossibile che alza continuamente la posta in gioco con un unico obiettivo: fregarci tutti.
Estate del 1984, Livorno. Tre studenti universitari sfruttano una vecchia leggenda su Modigliani per fare uno scherzo memorabile alla giunta comunista di Livorno. Ignorano di aver acceso una miccia che farà esplodere un groviglio impazzito di eventi, enigmi, complotti, e dove si vedrà persino un giallo con tanto di morte violenta.
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